i Macchiaroli nel mondo

MacchiaGrouprsmallI racconti di coloro che hanno dovuto lasciare la propria terra sono sempre pieni di malinconia. E così, tra le lacrime, a Macchia Valfortore (Campobasso) la consegna delle pergamene ai macchiaroli nel mondo, lo scorso 10 agosto, è stata impreziosita dalle storie degli emigrati.

Francesco Maddalena, docente all’Università di New York, è stato il primo ad intervenire.
“Quando torno a Macchia – ha precisato – faccio prima una visita al Cimitero, a trovare mio nonno e mia nonna. Quest’anno ho portato i miei nipotini per far conoscere loro la terra dove è nato il nonno”.
Salvatore Carozza, da 47 anni in Svizzera, si è abbandonato ai ricordi. “Dimenticare il proprio paese è impossibile” ha ricordato alla platea.
Giovanni Cinelli, partito nel ’57, ricorda la fame di quei tempi, quando la confezione di un abito costava 3.500 lire, si pagava a rate, e lui, che aveva una sartoria con il fratello, doveva attendere il raccolto per avere qualche soldo.
Pasquale Giglio, emigrato in Francia, ha acquistato una casa, a Macchia, nella speranza di tornare con i suoi figli.
“Sono 45 anni che ho lasciato Macchia per la Svizzera – ha raccontato piangendo Carmela di Nacci – e il mio pensiero va ogni istante al mio papà, Renato Salvatore, che ha fatto tanti sacrifici. Io avevo quattro anni quando sono partita lasciando per sempre Macchia Valfortore”. E la giovane orologiaia, dalle cui abili mani escono capolavori che valgono anche 150.000 euro, ha ringraziato l’Amministrazione perché “la seconda generazione conservi gelosamente, a memoria futura, il ricordo del sacrificio dei padri”.
Zia Antonietta Pizzuto ha raccontato di essere partita nel 1955 e di essere tornata solo quattro volte.
Maria Carmelina D’Elia, stabilitasi a Bologna ha voluto spiegare di non sentirsi un’emigrata, dato che torna ogni anno a Macchia, dove ha portato anche alcuni amici di Rapallo “diventati macchiaroli pure loro”.
Da Roma Nicolina Santullo è tornata indietro con la memoria al viaggio di papà Giovanni, quando lei aveva 7 anni. “Abbiamo portato mio padre quest’anno – ha aggiunto – In paese abbiamo una casa, realizzato con tanti sacrifici dai miei genitori emigrati in Germania”.
Giuseppina Russo, 57 anni di emigrazione, prima in Svizzera e poi in Canada, come gli altri, non ha retto all’emozione.
Nel 1961 era partita zia Rosaria Colavita in Mignogna.
“Quest’anno – ha invece riferito orgogliosa Vincenza Di Nacci, sorella di Carmela – ho portato mio marito e le ragazze per mostrare loro la Terra del nonno e della nonna”.
Particolarmente toccante la testimonianza di Florinda Cifelli, che ha raccontato di essere partita a 25 anni, lasciando in Italia, a Macchia Valfortore, un bambino di tre anni. “Credo che oggi – ha commentato – nessuna mamma farebbe un sacrificio tanto grande, lasciare un figlio piccolo per cercare lavoro, per offrirgli un futuro migliore”.
Pure ogni anno torna “a casa” Nicola Zingaro, tipografo, da 50 anni in Emilia Romagna.
Lungo e “creativo” l’intervento di Antonio Camapanelli, artista emigrato a Genova, che a Macchia ha inaugurato una personale di pittura presso la struttura polivalente di Protezione Civile, dono del popolo del Trentino. “Ho 100 anni – ha detto con ironia – anche se all’anagrafe me ne danno solo 80. Avevo solo dieci anni, infatti, quando il mio favoloso nonno mi ha raccontato per filo e per segno i 20 anni precedenti, che io conservo scolpiti nella memoria. Ricordo quando andavamo a cogliere i fichi alle 4 del mattino, così erano più freschi e gustosi, ed ero ammaliato dalla vista di Carlantino e del fiume Fortore che si illuminava alla luce dell’alba. Ecco, è stata quella luce, quel ricordo intangibile che si è impossessato del mio cuore, a fornirmi l’ispirazione per i miei quadri”. E Camapanelli ha raccontato di quando è partito, nel 1938, senza dimenticare mai il suo paese.
Zia Maria Pizzuto all’estero non ci è mai andata, ma ha voluto portare il proprio saluto e il ricordo dell’ospitalità data agli emigranti. “Ringrazio chi è tornato – ha sottolineato – e auguro a tutti di poter realizzare i propri sogni, qui a Macchia e ovunque nel mondo”.

da www.unmondoditaliani.com
16/8/2008