l’emigrazione a Macchia

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“Un convegno di alto profilo, per la professionalità dei relatori, tutti competenti e titolati, per l’interesse degli interventi, per la soavità degli intermezzi musicali, per la risposta entusiasta del pubblico. E’ un onore, per me, aver ospitato a Macchia Valfortore, un evento di tale spessore!”.
Così il sindaco, Antonio Carozza, in chiusura del Convegno “Emigrazione ieri e oggi: riflessioni e prospettive nell’ottica di sviluppo e di promozione territoriale del Molise”, che si è svolto presso la Struttura Polivalente donata dalla Regione Trentino.
Con il patrocinio della Presidenza della Giunta Regionale, Assessorato allo Sport, Provincia di Campobasso, Comunità Montana Fortore Molisano, Unioncamere e Azienda Speciale Fai della Camera di Commercio, il convegno ha portato a Macchiavaltore relatori d’eccezione e un duo, Annalisa Desiata al mandolino ed Elisabetta al pianoforte, che ha mandato in visibilio il pubblico, con la riproposizione di pezzi dell’epoca.
Caldo e appassionato l’intervento del consigliere regionale, Antonio Chieffo, il quale ha ricordato quando, destinatario della delega ai “Molisani nel Mondo” ha visitato le comunità di corregionali all’estero, prendendo a cuore i loro sentimenti, le ragioni, le emozioni, le problematiche sollevate.
“Si calcola – ha ricordato la giornalista e ricercatrice Palmina Cappussi – che nel corso del secolo il totale dei partiti furono circa 29.000.000, e solo 10.275.000 fecero ritorno in patria. Una perdita demografica netta di circa 18.761.000 di abitanti nell’arco di poco più di due generazioni, pari alla metà degli abitanti dell’intera Italia del 1911. Pensate, è come se l’Italia fosse stata spezzata in due e una parte fosse svanita, sprofondata nel nulla!”.
E ha fatto riferimento agli introiti delle banche, delle compagnie di navigazione, delle agenzie di imbarco e degli abusivi che approfittavano della disperazione della gente molisana costretta ad emigrare.
“Per la “Frode in emigrazione”, delitto molto diffuso fino agli anni trenta – ha proseguito la studiosa – Mussolini corse ai ripari emanando una legge nel 1931, che condannava da 1 a 5 anni e a una multa salatissima “chi con mendaci affermazioni o con false notizie, eccitando taluno a emigrare o avviandolo a un paese diverso da quello nel quale voleva recarsi, si fa consegnare o promettere somme di denaro come compenso per farlo emigrare”…”…sfruttando l’ignoranza, il disagio economico, o perchè non riesce a trovare in Italia i necessari mezzi di sussistenza e civili condizioni di vita”.
Ha citato il vescovo Bonomelli, mostrando un libricino originale del 1910, la legge del 1888 che riconobbe la libertà di emigrare, le quote, i famosi libretti rossi che bollavano gli analfabeti.
Per entrare nel vivo di una ricerca condotta per conto dell’Università La Sapienza di Roma e l’Università del Molise su 876 schedati molisani, riportando la storia di un volantinaggio vietato, avvenuto a Macchia Valfortore nel 1929, e di un’attività investigativa che mette in relazione foglietti anonimi ai danni di ragazze del luogo, con i volantini incriminati, che recano frasi offensive contro il re. 13 ragazzi tra i 17 e i 22 anni vengono arrestati e alla fine viene scoperta la “mente” che ha progettato il lancio, che tanto scalpore ha suscitato nel comune molisano. Nella casa colonica dei genitori del nostro diciottenne viene infatti rinvenuta, nascosta sotto le balle di fieno, la matrice del documento, una stampiglia in gomma utilizzata per stampare, quasi una tipografia rudimentale, decine e decine di volantini antigovernativi”.
Introdotto dal bravo Giovanni Minicozzi, giornalista di Telemolise, nella veste di moderatore, Norberto Lombardi ha appassionato la platea ricordato le traversate che duravano 3, anche 4 settimane, le condizioni di accoglienza dei bastimenti, nei quali agli emigranti era riservata la terza classe.
“Di fronte a persone che hanno vissuto l’esperienza di emigrazione – ha sottolineato, io mi faccio piccolo piccolo, ho imparato molto di più dalle loro storie che dai libri che ho letto. Peraltro il fenomeno continua ancora oggi. C’è un flusso continuo di giovani laureati, 50-60.000 giovani che vanno via e noi perdiamo energie qualificate, e nel contempo siamo un Paese di Immigrati. E’ inconcepibile che, pur avendo 3 molisani fuori per ogni molisano nel Molise, non si riesca a fare una politica mirata di rientri”.
Il prof. Giuseppe Carozza ha fatto un lungo excursus sulla poesia e la letteratura dell’emigrazione, nutrita di sofferenza, di dolore, di speranza sul ritorno, il nostos, di rimpianto inconsolabile, di tenacia nel mantenere vivi legami ancestrali. E, con uno stile narrativo incalzante, ha dato lettura dei versi, incredibilmente coinvolgenti, di Luigi Antonio Trofa “Maritm m’ha scritt” e Michele Cima.
Teresio Onorato ha relazioni sulle azioni intraprese dalla Regione Molise in favore delle Associazioni di corregionali, ricordando la commozione, la partecipazione che ha contraddistinto la commemorazione dei caduti di Monogah. “Una recente Legge Regionale – ha spiegato il dirigente – ha istituito il Consiglio dei Molisani nel Mondo e il Consiglio dei Giovani Molisani nel Mondo.
E’ stata una bella esperienza vedere 15 giovani provenienti da ogni parte del pianeta, riuniti a Campobasso. E’ su loro che dobbiamo puntare, dobbiamo aiutarli a riconoscersi nell’attività associativa, perché solo attraverso questi giovani potremo sperare di crescere”.
A Matteo Russo, Presidente della Fai, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio, il compito di tracciare invece un percorso di promozione territoriale attraverso le iniziative in programma. Russo, che oltretutto è originario di Macchia, ha ricordato i punti di eccellenza dell’offerta turistica italiana: l’enogastronomia, cortesia e ospitalità, confort nella ricettività. Ha fatto riferimento anche alla Filiera del Bello dell’assessore Marinelli e alla ipotizzata creazione di un’Agenzia Turistica Regionale.
Il duo di bravissime musiciste ha intercalato gli eventi con “A Vucchella” del 1904, “Dduje Parvise” (1929), Te vojo bbene assale (1913), U sudate nnammurate (1915), Santa Lucia lontana (1919), Accarezzame (1950). Poi si sono addentrate in un concerto dal vivo, salutato da un pubblico in religioso silenzio. Sono stati eseguiti, di Emanuele Barbella, il Concerto in Re maggiore, la Fantasia Poetica di Calace, l’Adagio di Beethoven, per chiudere con “Vivo” di Mitoka Dragomina, pezzo di virtuosismo moderno, particolarmente difficile per interpretazione e coordinazione. Apprezzatissimo anche il progetto grafico di Arteggiando di Bojano, che si è avvalso delle foto fornite da Gianni Di Iorio. In conclusione un intervento dal pubblico, di Federico Campanelli.

30/7/2008