Opera Ipogea

Opera ipogea copertina Le cavità artificiali di Macchia Valfortore (Campobasso, Molise)
Carlo Ebanista, Massimo Mancini, Ilenia Cincindella

Lo studio delle cavità artificiali del Molise non ha una lunga tradizione, anche se le prime segnalazioni risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Le prime indagini sistematiche sono state intraprese dalla Associazione Speleologi Molisani alla fine del secolo scorso. L’Associazione ideò un primo tentativo di censimento generale, favorendo la conoscenza di alcune unità rupestri le quali non erano ancora note alla comunità scientifica. Quando l’Associazione ha aderito alla Commissione Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana (SSI), ha provveduto ad accatastare, secondo i criteri suggeriti dalla stessa Società, le prime cavità.
Un ulteriore contributo sulla ricerca svolta in Molise è stato realizzato in occasione del censimento nazionale degli acquedotti ipogei d’Italia. Negli ultimi anni l’Università del Molise, in collaborazione con l’Associazione, ha avviato un progetto di ricerca finalizzato allo studio delle cavità artificiali esistenti nel territorio regionale. Tra i numerosi siti finora studiati, rientrano il territorio e l’abitato di Macchia Valfortore, centro collinare ubicato nella valle del Fortore in provincia di Campobasso, dov’è presente un considerevole numero di ipogei artificiali scavati, in varie epoche, negli affioramenti di arenarie e sabbie plioceniche. Le cavità si presentano in parte chiuse da murature con uno o più ingressi; alcune sono fatiscenti o interamente crollate, altre, invece, sono tuttora utilizzate come depositi. Le indagini sinora condotte hanno consentito di individuare e catalogare 81 cavità distribuite in 12 nuclei. Sulla base della pianta e delle dimensioni delle cavità, abbiamo individuato 4 tipologie con caratteristiche sostanzialmente ripetitive (C1-C4). Gli archi d’accesso alle cavità sono chiusi da un paramento in muratura, nel quale si aprono porte e finestre. L’inedita documentazione d’archivio, attualmente in corso di studio, permette di collocare l’escavazione degli ipogei in un arco cronologico compreso tra gli inizi del XVII secolo e la prima metà del Novecento.