“Il Molise dalle origini ai nostri giorni”
Giambattista Masciotta – 1915
ORIGINE E DENOMINAZIONE
Questo Comune, le cui origini non risalgono forse al di là del secolo XII, si chiamò sempre e semplicemente Macchia, che vale boscaglia, e non prima del secolo scorso aggiunse al proprio nome la qualifica “Valfortore” per differenziarsi da Macchia Godena e Macchia d’Isernia che sono nel Molise, nonché da Macchia (Salerno), Macchia (Catania), Macchia Albanese (Cosenza), Macchia Vomano (Teramo) e Macchia (Perugina).
Il Comune non ha stemma.
POPOLAZIONE | |
anno | fuochi |
1532 | 158 |
1545 | 157 |
1561 | 222 |
1595 | 241 |
1648 | 188 |
1669 | 125 |
1795 | 2.000 |
1835 | 2.254 |
1861 | 1.931 |
1881 | 1.907 |
1901 | 1.682 |
1911 | 1.413 |
NOTIZIE FEUDALI
La notizia più remota che abbiasi di Macchia risale alla prima metà del secolo XV ed è relativa al periodo aragonese.
Nel 1443 era titolare di Macchia Antonio Colla o de Colle, menzionato in un rapporto diplomatico dell’ambasciatore modenese presso la Corte d’Alfonso I° (212).
Nei primordi del secolo XVI, Macchia era feudo della famiglia de Regina, indigena del Reame, nota già dai tempi normanni, ascritta alla nobiltà fuori Seggi, ed assunta poi all’ordine di Malta nel 1664.
Essa famiglia, nel 1559, ottenne il titolo di Conte di Macchia, che ha conservato infino ai nostri tempi nel ramo dei Conti di S. Vincenzo, come meglio sarà illustrato nella mon. di S. Vincenzo al Volturno.
I de Regina avevano per arma uno scudo di rosso …..anda di oro caricato da tre rose di rosso. Dei titolari per Macchia sono cogniti:
a) Gaspare, consorte di Lucrezia Caracciolo; erano viventi nel 1520, come è dato rilevare dalla leggenda apposta al quadro raffigurante S. Nicola nella locale chiesa parrocchiale. Una loro figlia, a nome Cornelia, fu moglie di Ferrante de Raho, primogenito ed erede di Alfonso nelle baronie di Caccavone e Pietrabbondante, dei quali Comuni diamo le monografie nel III° volume;
b) Giovannantonio, in vita nel 1586, e mentovato quale titolare in tale anno dal Mazzella (213).
Nella prima metà del secolo XVII, e precisamente nel 1618, Macchia divenne feudo dei Gambacorta, famiglia nobilissima d’origine tedesca, stabilitasi a Pisa nel secolo XII, e signora della città dal 1347 al 1406. Da essa era uscito il fondatore della Congregazione di S. Maria della Grazia (detta dei Bottizzelli), Pietro da Pisa (1355-1435), asceso poi all’onore degli altari e raffigurato in molte tele di pittori insigni.
I Gambacorta erano venuti nel Reame al tempo degli Angioini, ed avevano vestito l’abito di Malta fin dal 1391. Diedero al feudo di Macchia cinque titolari:
a) Andrea acquirente nel 1618. Egli erasi incamminato al sacerdozio; ma alla morte del padre (Carlo, che nel 1589 aveva avuto con ferito il titolo di Conte sul feudo di Celenza) svestì l’abito talare, ed ereditò i feudi e i titoli paterni. Ebbe in moglie Felicia Spinelli della casa marchionale di Fuscaldo e morì nel 1634;
b) Carlo juniore, marchese di Celenza e Conte di Macchia (titolo ricevuto da Andrea suo padre), nel 1641 ottenne il titolo di Principe di Macchia. Egli, quantunque figuri intestatario dei feudi nel 1648 sulla situazione (214), era morto assassinato nel 1647 nelle campagne di Arpaia, mentre vi transitava diretto alla volta della Capitanata.
Andava fuggiasco dopo i moti della Capitale, donde proveniva; e il Capecelatro (che narra con gran copia di particolari il truce delitto) afferma che il principe di Montesarchio fece arrestare gli assassini e fucilarli, provvedendo in pari tempo alla decorosa sepoltura della vittima infelice (215);
c) Pietro, figlio di Carlo e Faustina Caracciolo (erede del marchese di
Brienza). Egli nel 1675 comprò per 60 ducati, l’ufficio di Corriere Maggiore: val quanto dire la Direzione suprema delle Poste e delle reali Caccie del Reame. Morì celibe il 23 novembre 1681;
d) Francesco, germano di Carlo e zio di Pietro, fu il successore nei feudi e titoli. Morì nel 1694.
e) Gaetano, figlio di Francesco e di Eufemia Spinelli, ultimo titolare della stirpe.
Questo Principe di Macchia si rese celebre nella storia del Reame, per aver capitanata la famosa congiura che del suo feudo prese il nome di Congiura di Macchia: la quale mise Napoli in sommossa il 23 settembre 1701.
Della congiura esponiamo lo svolgimento e il fine nelle mon. di Campolieto e di Riccia; qui basterà accennare che aveva per iscopo di abbattere il governo vicereale spagnuolo, per sostituirlo con un governo autonomo avente a capo un membro della casa austriaca.
L’azione abortì per due motivi. L’aristocrazia non era unanime nelle aspirazioni; e il popolo non secondò l’iniziativa, memore che al tempo di Masaniello l’aristocrazia aveva affiancato il regime spagnuolo a danno della plebe sollevata.
Il principe di Macchia, del pari che gli altri capi e complici, con sentenza del 19 ottobre stesso anno fu dichiarate reo di fellonia e pubblico nemico (216); ma la sentenza venne pronunciata in contumacia poiché egli – nel frattempo – era riuscito a porsi in salvo ed a ripararsi a Vienna.
L’imperatore Leopoldo fece liete accoglienze agli esuli patrizi, e ricolmò di onori specialmente il Principe di Macchia, che tutti aveva perduti i beni di fortuna.
Gaetano Gambacorta morì a Vienna il 27 gennaio 1703, in seguito a polmonite presa uscendo da un ballo a Corte; e con lui si spense il ramo diretto della storica stirpe, poiché lasciò due figlie, le quali avevano preso il velo monastico.
Il ramo cadetto, ducale di Limatola, si estinse nel 1723 con la morte di Francesco Gambacorta.
Devoluta al demanio nel 1701, Macchia fu esposta in vendita dalla R. Corte ed acquistata da Giuseppe Ceva Grimaldi marchese di Pietracatella, nella cui discendenza rimase in feudo sino all’eversione della feudalità.
Il titolo di Principe di Macchia è portato al presente dai Caracciolo (Rossi) marchesi di Brienza.
NOTIZIE ECCLESIASTICHE
Macchia Valfortore è Comune pertinente all’archidiocesi di Benevento. Comprende una sola parrocchia intitolata a S. Nicola di Bari, che è pure il patrono comunale, la cui festa ricorre il 6 dicembre.
Le chiese sono:
– S. Nicola di Bari : sull’architrave del suo portale è incisa la data del 1509. E’ quella di un restauro, oppure della sua prima fondazione? Non se ne sa nulla. L’edificio è diviso in tre navi, corrispondenti ad altrettante porte di accesso. La centrale misura m. 23 di lunghezza; ciascuna delle laterali m. 17; per una larghezza complessiva di m. 15 e l’altezza di m. 8. Questa chiesa, fornita di statue quasi tutte del Color…., conserva un cospicuo ricordo della famiglia de Regina; il quadro su tavola (che adorna il cappellone di S. Nicola), dalla cornice a finissimi intagli e dalle dorature a vecchio oro di zecchini, contenente dodici statuette in altrettanti loculi. E’ un lavoro di pittura e scultura assai pregevole che reca la data del 1520. Sottostante al quadro è il corpo di S. Bonifacio martire, traslato da Roma nel secolo XVII. La chiesa era un tempo ricettizia numerata, con nove partecipanti.
– S. Maria del Bagno : situata a monte dell’abitato, ed all’inizio di questo. La sua fondazione risale a non oltre il secolo XVII, forse ad iniziativa della famiglia Valentino, che vi eresse una cappellania. Anteriormente al 1743 la famiglia Limongello sostituì la famiglia Valentino negli obblighi e nei diritti inerenti alla cappellania. Recentemente e stata riattata, questa piccola cappella, e congruamente decorata.
– S. Maria degli Angioli : forse la più antica delle chiese locali, esclusa la parrocchiale. Appartiene al Clero.
– S. Maria di Costantinopoli : era una vecchia cappella ridotta in pessimo stato; pochi anni fa venne restaurata e rimessa a nuovo a spese del concittadino Paolo Buonsignore.
– S. Michele : è fuori dell’abitato, e versa in rovina per vetustà e difetto di manutenzione.
NOTIZIE AMMINISTRATIVE
Il Comune di Macchia Valfortore è stato sempre pertinente alla Capitanata. Nel 1799 fu compreso nel Dipartimento del Sangro, e nel Cantone di Dragonara.
Nel 1807 fu assegnato al Distretto di Foggia ed al Governo di S. Elia; e nel 1811 venne aggregato al Molise ed incluso nel Distretto (ora Circondario) di Campobasso, restando però sempre nella circoscrizione del Circondario (già Governo) ed ora Mandamento di S. Elia.
Il Municipio è in sede di proprietà comunale, negli stabili acquistati nel 1908 dal Conte De La Feld.
COLLEGIO ELETTORALE
Macchia è sempre appartenuta alla circoscrizione del Collegio elettorale di Riccia, ad eccezione del periodo dal 1882 al 1891 nel quale fu compresa nel Collegio di Campobasso 1.
AGENZIA DELLE IMPOSTE – Riccia.
ISTRUZIONE PUBBLICA
Il Comune annovera tre classi elementari maschili e tre femminili, allogate in locali di proprietà comunale. La spesa complessiva corrispondente è di annue L. 2.850.
POSTA E TELEGRAFO
L’ufficio postale venne istituito nel 1884. Non vi e ancora l’ufficio del telegrafo.
ISTITUZIONI ECONOMICHE E DI BENEFICENZA
– Monte Frumentario : ha un capitale in grano di tomoli 400, la cui rendita nel 1902 era valutata in L. 397,44 gravata per L. 17,63 di contributo alla Provincia.
– Congregazione di carità : dispone d’una rendita di circa L. 1.500. Nel 1902 essa ascendeva a L. 1.083,80 gravata per L. 48,07 di contributo alla Provincia.
ILLUMINAZIONE PUBBLICA : a gas acetilene, dal 1908.
CIMITERO
Fu costruito nel 1841, a distanza di circa mezzo chilometro dall’abitato, su progetto dell’ing. Camillo De Tommaso, con la spesa di 750 ducati. Anteriormente a tale epoca le inumazioni avevano luogo nell’interno della Chiesa e nel terreno alla stessa contiguo.